venerdì 8 giugno 2012

NEL LIBRO "STORIA DELLE MACCHINE" DI V. MARCHIS

copertina del libro "Storia delle macchine" di V. Marchis



In questo testo il verbo arare e tutte le sue declinazioni trova spazio nelle seguenti occasioni:

  • L'aratro è strumento così diffuso che non riesce a diventare contrassegno proprio di una categoria o di una specifica funzione sociale (Cap.I, § 2.1, pag. 10)
  • Manca invece, in questo contesto, ogni richiamo all'aratro, quasi a significar che l'attrezzo era usato da schiavi o dagli strati sociali inferiori (Cap.I, § 2.1, pag. 10)
  • Cerere insegnò per prima ai mortali l'aratro [...] e adesso ho da raccontare le armi dei duri coloni, senza le quali non si può seminare, nè sorge la messe: il vomere e l'aratro ricurvo pesante.(Cap.I, § 2.2, pag. 10)
  • La storia dell'aratro è oggetto di un passo del già citato testo di Goguet.  (Cap.I, § 2.2, pag. 10)
  • La costruzione de' primi aratri era semplicissima.(Cap.I, § 2.2, pag. 10)
  • Erano in uso due sorte di aratri: uno, che era di un solo pezzo di legno; l'altro, più composto, consisteva in due pezzi di legno  (Cap.I, § 2.2, pag. 11)
  • [...]continua Goguet :" questi aratri erano assai semplici; poichè non avevano ruote, nè si vede, che vi entrasse alcun ferramento (Cap.I, § 2.2, pag. 11)
  • Dipoi lo formò un istrumento chiamato fu, il quale serviva per accoppiare i buoi. Dipoi lo piegò, e fece divenir duro per mezzo del fuoco un altro pezzo di legno per formare un coltro d'aratro, ed in questa maniera insegnò agli uomini a coltivare la terra   (Cap.I, § 2.2, pag. 11)
  • L'aratro "a chiodo" dell'antichità rompe il terreno, ma non rovescia le zolle: è perciò necessaria un'aratura incrociata. Ne consegue che i campi assumono una forma pressochè quadrangolare. L'aratura polverizza il suolo, che per capillarità riceve dagli strati più bassi umidità e sali minerali  (Cap.I, § 2.2, pag. 11)
  • Le ruote rendono più facilmente trasportabile il mezzo e la maggiore forza di trazione permette l'aratura anche in terreni umidi e pesanti, quali quelli dell'Italia settentrionale. Il coltro è una lama pesante, posta sul bure o timone dell'aratro, e taglia verticalmente la terra.   (Cap.I, § 2.2, pag. 11)
  • L'aratro, prima dell'innovazione medievale che introduce il coltro e il versoio, è costituito, seppure con molte varianti, da una punta metallica (o chiodo) che sarchia il terreno, senza produrre un effettivo rivoltamento della zolla (da Goguet, L'origine des lois)(Cap.I, § 2.2, pag. 12)
  • Con questa macchina la forma dei campi si allunga, perchè non è più necessaria l'aratura incrociata, e assume una sezione leggermente incurvata, per favorire il drenaggio naturale. Anche il contadino subisce una rivoluzione nella sua struttura: l'aratro e i buoi divengono proprietà comune di un'unità cooperativa, e ciascun contadino può "possedere" e coltivare sino a 50 unità operative: piccole strisce sparse sull'intero territorio coltivato del villaggio.   (Cap.I, § 2.2, pag. 11-13)
  • Gli aratri sono generalmente in legno e il ferro compare esclusivamente nelle piastre che rafforzano il vomere. (Cap.I, § 3.5, pag. 39)
  • [...] e che vede l'origine della rotazione continua, l'invenzione dell'aratro a coltro, l'impiego del bue e del cavallo [...](Cap.II, § 2.1, pag. 86)
  • [...]Il vomero arrotar, compor l'aratro [...] (Cap.II, § 2.1, pag. 89)
  • [...]il frantoio, la botte, l'aratro, l'erpice, il rullo, la zappa [...](Cap.III, § 3.3, pag. 170)
  • La parte più originale di Duhamel risiede nella meccanica agraria dei nuovi aratri, dei seminatoi [...](Cap.III, § 4.1, pag. 180)

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